Piazza Fondo Ponte

Il salotto più elegante di Castelnuovo Calcea è la sua rinnovata piazza Fondo Ponte. Protagonista della piazza è il ponte medievale che secondo alcuni commentatori costituiva la porta d'accesso alla fortezza e sormontava il fossato di protezione al castello. Quest'ipotesi, in realtà, è poco verosimile a causa della conformazione della collina che impedirebbe l'esistenza di un fossato in grado di cingere tutto il castello.

L'origine del ponte è, però, medievale ed è ancora originale la parte a contatto con Piazza Don L. Orione. Invece, è stata ricostruita la parte antistante, dall'arco più grande in avanti, siccome era stata "aiutata a cadere" nel 1965. Il ponte, infatti, necessitava all'epoca di interventi che non sopraggiunsero e che, anzi, andarono in senso contrario sacrificando un gioiello del nostro passato in nome di spazio per poter costruire o muoversi più agevolmente con camion e trattori.

La ricostruzione dell'antico ponte è iniziata il 12 gennaio 2015 e si è conclusa, con la solenne inaugurazione, il 2 di agosto dello stesso anno.

Nella ricostruzione si sono rispettate le piantine nell'archivio comunale, documenti e fotografie che sono state oggetto di un attento studio da parte dell'architetto Guglielmo Squillari, già sovrintendente ai lavori di messa in sicurezza del parco del castello.

Piazza Fondo Ponte, dopo la ricostruzione del 2015

L'antico fossato

Un tempo in campagna, oltre agli usuali pozzi, vi era una seconda forma di riserva di acqua: le "Fossie", ovvero laghetti artificiali che raccoglievano le acque piovane. Nel catasto del 1763 sono indicate alcune di queste fossie, di cui la più celebre era chiamata Il fussà. L'antico fossato situato nell'attuale Piazza Fondo Ponte si riteneva venisse utilizzato anche per scopi difensivi poiché cingeva il nucleo abitativo attorno al castello. Ipotesi, questa, da scartare per la morfologia stessa del paese. Sul fossato passava il ponte con i suoi archi a tutto sesto che immetteva sulla piazza della chiesa. Il De Canis, nella sua Corografia Astigiana dice:

"Di tutta la cinta che racchiudea il corpo del castello non v'è più vestigio, alla riserva di un ben alto e stretto ponte, che dalla terra varcandosi una sottoposta fossa ripiena d'acqua, dà passo alla chiesa parrocchiale che sta al meriggio del castello... Il ponte anzidetto è molto antico: i suoi archi sono rotondi ed è precisamente quello, alla di cui estremità avendo una porta introducea alla fortezza".

Piantina sommaria della Piazza Fondo Ponte del 1757, archivi comunali di Castelnuovo Calcea

D'estate il fossato si popolava di rane e rospi che gracidavano tutta la notte e di zanzare moleste. Il fossato lungo (n.4), che si trovava in via Roma, è stato riempito nel 1861utilizzando 530 metri cubi di terra. Il fossale rotondo (n.5), che si trovava presso l'attuale Piazza Fondo Ponte, fu riempito nel 1938.

Antica mappa della zona, 1856, archivi comunali di Castelnuovo Calcea

Nell'immaginario collettivo, però, il ponte e il suo fossato sono legati ad almeno due storie, ormai leggenda. La prima è quella di un rovinoso naufragio, la seconda è quella di una pesca sfortunata.

La barchetta nel Fossato

La foto, scattata nel 1927, rappresenta la Sig.ra Flora di Lerici, che abitava proprio davanti al Fossato, ed in quel tempo era ostetrica a Castelnuovo.

Il figlio Ettore Spessa nel 1983 spedì la fotografia a Don Michele che la pubblicò sul Giornalino.

Nella lettera egli racconta che la barchetta fu costruita nel luglio 1927 dallo zio Ernesto, fratello della mamma.

La barca era dipinta con i colori della bandiera italiana, ma era troppo stretta rispetto alla sua lunghezza e il giorno del varo, che avvenne una domenica mattina, alla presenza di una numerosa folla di Castelnovesi che assistevano incuriositi all'evento dal ponte e dalla strada, essa si capovolse, lasciando il pubblico sbigottito.

Sulla barca si trovavano Flora, Ernesto e Ettore che, esperti nuotatori, raggiunsero la riva con la barchetta a rimorchio.

Lo zio Ernesto aggiunse al natante due alette supplementari e il problema della sua stabilità fu risolto.

Dalla fotografia, sebbene non sia di buona qualità, si può notare che l'acqua del Fossato si estendeva al di là dell'arco del ponte e la scarpata che saliva verso la Piazza Parrocchiale era in quel tempo molto ripida, boscosa e consolidata da una palificata.

Il fossato negli anni '20 attraversato da una barchetta solitaria

Anche il poeta Angelo Brofferio, nella sua autobiografia I miei tempi, riporta un aneddoto d'infanzia legato al ponte e al fossato che sormontava. Nel seguito si riporta il passaggio integrale e si augura al lettore una piacevole lettura.

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