Castello

Evoluzione nei secoli

Il paese di Castelnuovo era originariamente situato sulla collina ancora oggi denominata "Castello", collocata ad ovest di quella attuale.

Nel 1154 il paese subì una probabile distruzione ad opera di Federico Barbarossa e venne ricostruito nella posizione attuale (come più diffusamente raccontato qui). Negli anni successivi fu conteso tra il comune di Asti e il Marchese del Monferrato. Verso il 1250 fu occupato da Manfredi Lancia, fratello di Bianca d'Agliano.

Nel 1291 venne ceduto ai Guttuari di Asti di fede ghibellina ed in lotta con i guelfi Solaro. A causa di questa contesa il paese venne devastato almeno quattro volte, con assassinio degli abitanti, saccheggio di case, incendio di messi, taglio di viti e rovina di bastioni. Era ovviamente la popolazione, già provata dalla fame e dalla povertà, a patire le maggiori sofferenze.

Approfittando delle lotte intestine si impadronì del feudo il Marchese del Monferrato. I Visconti (signori di Milano) contestarono tale occupazione e chiamarono a risolvere la vertenza il legato di Papa Urbano IV. Questi diede loro ragione e ne vennero in possesso, per poi cederlo spontaneamente al Marchese. Subì altri passaggi di proprietà per giungere nel 1578 a Galeazzo Trotti.

Durante la guerra tra Francia, Spagna e Ducato di Savoia per la successione del Monferrato e di Mantova, il capitano del Duca di Savoia, Stefano Re, vinse la resistenza degli spagnoli e si impadronì di Castelnuovo. Subito dopo i castelnovesi, non volendo sottostare alle contribuzioni imposte, si rivoltarono e si unirono agli spagnoli e combatterono contro i savoiardi.

Stefano Re mise a saccheggio il paese e vi appiccò il fuoco. Andarono distrutte molte case e parte del castello. Anche molti documenti scomparvero tra le fiamme.

Distrutte le mura che cingevano il castello e demolite le torri, il castello perdeva ogni importanza militare.

Come lo vide lo storico De Canis:

"Prima che il secolo XVII terminasse, i feudatari fecero restaurare il castello, rifabbricandone le torri e il dongione e riducendo in buono stato la parte verso ponente che fu più danneggiata dal fuoco. Anzi, verso il mezzogiorno fu aumentato di una spaziosa galleria e sebbene siasi impiegato molto denaro, ciò non pertanto sono pochi i membri abitabili: un vasto salone e due altre camere per parte sono tutto ciò che in esso si contiene. Vi sono dei grandi sotterranei inservienti di cantina e ad altri usi..."

Ultimi secoli.

I Trotti tennero il castello sino al 1835. Venne quindi acquistato dalla famiglia Beneck di origine savoiarda che si occupava di siderurgia. Quando la loro fortuna finì, iniziò anche la decadenza del castello che, privo di manutenzione, subì un primo crollo sul lato ovest l’11 febbraio 1945 a cui ne seguirono altri nel 1952 e nel 1961. Nel 1962 passò a Ferrero Eligio il quale tentò una speculazione edilizia proponendo la lottizzazione dell'area per costruirvi alcune villette. Per fortuna intervenne la Soprintendenza che minacciò denunce e l’iniziativa venne abbandonata. L'area venne definitivamente lasciata a sé stessa, diventando cava di terreno, sino a quando nel 1987 il Comune ne acquistò la proprietà con l'intenzione di conservare e recuperare quanto ancora restava del castello.

Nel 1988 vennero eliminati i detriti e ripristinati i contrafforti, recuperando all'uso pubblico il cortile delle scuderie. Si proseguì quindi con la ricostruzione della torre crollata, che è ora riprodotta sullo stemma comunale e nel consolidamento delle murature del cortile degli ulivi e della spianata superiore.

Ricostruzione conservativa

Alla sommità dell'Area del Castello si trova il Cortile Panoramico “Giuseppe Dagna” dal quale si accede al palco per le rappresentazioni musicali e teatrali. Quest'ultimo è dotato di una camera ipogea (ex carcere) a servizio di chi si esibisce, accedendovi da una piccola scaletta.

Nell'intervento di restauro, la ripresa delle murature ancora esistenti ha consentito di creare uno specchio acustico che riflette una parte del suono e delle voci di chi si sta esibendo, accrescendone la qualità e la percezione da parte del pubblico.

Non rimane più nulla dei due piani loggiati del castello, ma la presenza di queste murature permette la lettura del perimetro dell'edificio che un tempo emergeva oltre al Cortile Superiore.

Le ammorsature presenti sulla testata di questi muri segnalano che essi continuavano e le linee inclinate rappresentano la traccia dello scalone di accesso ai vari piani dell'edificio.

L'inaugurazione dell'Area del Castello è avvenuta il 20 settembre 2005.

Confronto fotografico prima e dopo la restaurazione dei ruderi del castello.

I pavimenti delle perdute stanze del Castello

Le camere del Castello erano distribuite su due piani.

Al primo piano, oltre alle camere, si trovava la sala da ballo di circa 80 metri quadrati che affacciava sulla loggia.

Le altre camere erano collocate al piano superiore.

Durante i lavori di recupero dell'Area, alcune piastrelle e alcuni tubi ritrovati tra le macerie vennero murati nella parete del palco per le rappresentazioni, situato nella parte alta del Castello. Le quattro piastrelle quadrate in laterizio, di tipo economico, erano quelle che pavimentavano le varie camere, mentre le piccole piastrelle esagonali in grès, formavano il pavimento della sala da ballo.

Tra questi due tipi di piastrelle esposte sono collocati due tubi di scarico in laterizio, invetriati all'interno, lunghi circa 25 centimetri.

La loro lunghezza corrisponde a quella del nostro avambraccio, poiché oltre a tale misura diventava difficile modellare a mano la creta.