Storia delle campane di Castelnuovo

Premessa 

I campanili cominciarono a diffondersi rapidamente a partire dall'VIII secolo, quando papa Stefano II fece costruire una torre campanaria dotata di tre campane nella Basilica di San Pietro in Vaticano, ma solo dal secolo XI tutte le chiese e le pievi ebbero il campanile con le campane. 

Lo scopo iniziale era quello di segnalare ai fedeli, con il suono delle campane, le varie funzioni religiose. In seguito assolsero anche la funzione civile di allertare la popolazione in caso di pericolo imminente, segnalare l'adunanza del consiglio comunale, l'inizio delle scuole o per esservi collocato l'orologio meccanico. 

Secondo la tradizione il termine “campana” si può riferire alla loro prima realizzazione in Campania, nel V secolo per merito di San Paolino vescovo di Nola. 

Le dimensioni della campana e il suo spessore ne determinano il suono. Più grande è la campana, più grave e prolungata è la vibrazione, e di conseguenza il suo suono sarà più caldo e gradevole. Se la campana è piccola, il suo suono sarà più acuto ma di durata minore e con effetto spiacevole e stridente. 

Breve storia delle nostre campane 

Il campanile della parrocchiale di Castelnuovo Calcea

Le notizie sulla lunga e travagliata storia delle campane di Castelnuovo vanno dal 1666 al 1818. Più volte si sono fessurate e si è dovuto rifonderle utilizzando il bronzo delle stesse integrato con l'aggiunta di “bronzine” e di “aramine” fornite dai Castelnovesi. Il luogo di fusione delle campane era a San Sebastiano, dove ora è collocata la Croce in legno. 

Il lavoro, di tipo artigianale, per la costruzione del forno e per la fusione, era piuttosto complesso e veniva affidato a specialisti come la ditta Mazzola di Valduggia (VC). Il materiale usato è il bronzo, una lega formata dall' 80% di rame e dal 20% di stagno e la temperatura di fusione è di circa 1200 gradi. 

Si narra che durante l'operazione di fusione di una campana, la castellana si presentò con uno “scussà” (grembiule) pieno di monete d'oro e d'argento, pensando in questo modo di dare un suono più sonoro e argentino al sacro bronzo. Conoscendo la rapacità dei nobili e dei castellani, si tratta sicuramente di una leggenda; inoltre, è certo che l'apporto di metalli preziosi non modifica il timbro delle campane. 

Dai registri parrocchiali risultano varie date di fusione delle campane. I motivi per cui si provvedeva a rifondere una campana erano molti, ma la causa più comune era l'uso sconsiderato che se ne faceva in certe occasioni o ricorrenze civili e religiose da parte di persone inesperte, oppure l'uso di un batacchio non adatto che colpiva in modo sbagliato il bordo , la mancata “rotazione” della campana che comportava il verificarsi del fenomeno della “fatica” e della ”usura” che ancora oggi possono creare danni irreparabili. 

Per porre fine a questo uso sconsiderato che creava danni economici alla comunità chiamata a sostenere le spese per la rifusione, dopo l'ultima fusione del 1818 il sindaco Celestino Aluffi emanava queste severe disposizioni: 

Nel 1826, inoltre, verrà regolamentato il suono delle campane assegnando ad ognuna di esse una sua caratteristica funzione religiosa e civile, indicando anche i minuti che dovrà durare il suono di ognuna. 

Le campane sono sempre state considerate di proprietà della comunità che provvedeva alle spese per la loro fusione e sull'uso delle quali il Sindaco poteva dare disposizioni. Questo avveniva perché le campane non servivano solo per richiamare alla chiesa i fedeli ma, come dispone il Podestà nel 1734, anche per segnalare ai cittadini il giorno in cui egli concedeva loro udienza per questioni giudiziarie, oppure per convocare il Consiglio, “... si suoni la campana maggiore”. Nel 1792 si ingiungerà al campanaro di “dare i segni della scuola tanto del mattino che del dopo pranzo”, o per altra occorrenza come incendi, oppure per segnalare la presenza di malviventi, ecc. 

Oltre ai traumi della fessurazione e della successiva rifusione, tre delle nostre campane subirono nel 1800 la rottura sul campanile, da parte di soldati francesi. Non riuscendo a rompere la campana più grossa, la buttarono giù dal campanile. Essa rovinò sul tetto della chiesa, sfondando la volta e finendo nella cappella di Sant' Antonio. Il motivo di questo gesto era dovuto a una ritorsione in quanto alcuni Castelnovesi con un gruppo di Aglianesi si erano recati a Nizza ed avevano estirpato l'albero della libertà. 

Le campane sono cinque, appese una ogni lato del campanile, ad eccezione del lato nord, dove ve ne sono due : le più piccole. Il 26 luglio 1943, nonostante la caduta del fascismo, per disposizioni precedenti dovute ad esigenze di guerra, vengono rimosse tre campane. Si tratta del campanone (kg. 667), della seconda (kg. 228) e della quinta (kg. 197). Finiranno a Montegrosso nel deposito ferroviario, assieme al Monumento ai Caduti. Il 14 settembre dello stesso anno verranno recuperate e poste nella chiesa della confraternita. Fu una giornata di commozione e di gioia per la comunità, tanto che il parroco di allora, Don Franco Cesario, annota : “grande giubilo delle donne che le baciano con lacrime di commozione”. Risaliranno al loro posto per la festa patronale del 1944, mentre il Monumento dovrà attendere fino all'ottobre 1945. Dal 1945 in poi suoneranno solo più in periodo di pace e il nostro augurio è che possano continuare a farlo per i prossimi secoli 

Recentemente è stata sostituita una campana. Questa verrà collocata in Piazza del Monumento ai Caduti con un'inaugurazione domenica 5 marzo.